Agricoltura della differenza:
meno uomo, più vigne, boschi, campi di farro e asini
Anche se la vigna è il cuore della nostra produzione, l’azione rigenerativa intrapresa a Vèngore favorisce la socialità e l’integrazione fra le colture, il bosco, gli animali e l’uomo secondo i principi della permacoltura, ovvero un ecosistema agricolo completo. Il bosco che cinge la valle viene curato attraverso pratiche silvicole razionali, prestando particolare attenzione alla salvaguardia degli alberi ad alto fusto. Ai piedi dei colli, gli antichi prativi hanno accolto la coltivazione del farro monococco (detto anche «farro piccolo»), il primo cereale a essere stato coltivato dall’uomo nelle fertili pianure mesopotamiche. Dal 2020, ci siamo impegnati per ampliare il polmone verde di Vèngore con l’impianto di 300 nuovi alberi: querce, roverelle, tigli e carpini bianchi che costituiranno un nuovo ecosistema. Alberi a cui si aggiungono circa 5 mila metri quadri di noccioli, coltivazione autoctona del Piemonte, la cui cultivar Tonda e Gentile è una delle grandi eccellenza della regione. A piedi delle piante, dove ora c’è un terreno particolarmente siccitoso, l’humus del bosco nascituro porterà linfa vitale ai suoli, la cui flora batterica verrà rigenerata e contribuirà alla nascita di una tartufaia naturale e perenne.
Tra i campi, i boschi e filari di Vèngore pascolano i nostri asini, che abbiamo reintrodotto nell’ecosistema guardando alle antiche tradizioni contadine della zona. Gli asini contribuiscono a concimare i terreni e a regolare la crescita delle erbe spontanee limitando ulteriormente l’intervento umano.